L'eutanasia di Dominique Velati e l'autodenuncia del radicale Cappato

di Redazione 22/12/2015 CULTURA E SOCIETÀ
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In foto la Velati e Cappato. Foto da Il Tirreno. gelocal.it

Dominique Velati era una militante radicale, aveva 59 anni, abitava a Borgomanero in provincia di Novara. E’ morta il 15 dicembre. Faceva l’infermiera ma da tempo lottava contro una malattia . Ancora in possesso delle facoltà ha deciso di andare a morire in Svizzera, in una clinica nei pressi di Zurigo, e ha voluto, assieme ad altri radicali, rendere nota la sua scelta di eutanasia e farne una testimonianza politica.

A rendere pubblica la scelta di Dominique il radicale Marco Cappato che si è autodenunciato pubblicamente, per aver aiutato la donna ad ottenere l'eutanasia. Cappato ha annunciato la disobbedienza civile, contravvenendo al Codice penale italiano.

Cappato ha inoltre annunciato la costituzione di una associazione “Sos Eutanasia” finalizzata alla raccolta di fondi per aiutare e seguire le persone che decidono di compiere l’estremo passo.

Da ricordare che secondo il nostro Codice penale, è prevista una pena fino a 12 anni

per chi agevola l'esecuzione di un suicidio in “qualsiasi modo”.

La notizia della morte di Dominique Velati è stata resa nota in una conferenza stampa nella sede del Partito radicale da Marco Cappato, Mina Welby e dal segretario dell'associazione “Luca Coscioni”, Filomena Gallo. 

Nel corso della conferenza stampa gli esponenti radicali hanno detto che al momento sono un centinaio le richieste giunte in poche settimane da parte di cittadini malati terminali che chiedono un aiuto per ottenere l'eutanasia in Svizzera.

L’iniziativa dei radicali ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su una questione quanto mai delicata e controversa. Il nostro Paese per sensibilità e tradizioni cattoliche, ancora ha molta strada da compiere sulla possibilità delle “gestione finale” della vita da parte dei cittadini, ma negli ultimi anni è certamente aumentato il favore di molti verso la libertà di poter scegliere da soli senza incappare in provvedimenti penali a carico di chi aiuta un familiare o un amico a morire. E’ una questione che interroga le coscienze ma anche i diritti civili, sui quali l’Italia soffre di antichi e colpevoli ritardi. L’iniziativa dei Radicali va esattamente nel senso di costringere il Parlamento a legiferare e regolamentare questo ambito.

D’altronde non è possibile omettere il fatto che in modo “non ufficiale”, già molti cittadini e alcuni operatori sanitari, a riparo da eventuali denunce penali, operano in modo da rendere il meno doloroso possibile gli ultimi giorni di vita di malati terminali.

 

 

 

 

 

 


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